Rinnovabili, l'Italia ci crede: è sì per il 98% delle aziende
- Staff
- 28 apr
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Negli ultimi dieci anni, la produzione di elettricità da fonti rinnovabili in Italia ha registrato una crescita piuttosto lenta, in particolare per l’eolico e il solare, che oggi coprono circa il 21% del fabbisogno elettrico nazionale. Nonostante ciò, questa percentuale è rimasta sostanzialmente stabile dal 2015. Di conseguenza, il Paese appare in difficoltà nel raggiungere l’obiettivo prefissato: generare il 69% dell’elettricità da fonti rinnovabili entro il 2030.
La principale barriera è la forte dipendenza dal gas naturale, che attualmente rappresenta circa il 45% della produzione di elettricità, un aumento significativo rispetto al 33,7% registrato nel 2014. In risposta a questa criticità, la Commissione Europea ha recentemente autorizzato un pacchetto di aiuti di Stato del valore di 9,7 miliardi di euro, destinato a sostenere lo sviluppo di 17,65 GW di nuova capacità rinnovabile entro 36 mesi.
L’appoggio delle imprese italiane alla transizione energetica è evidente: il 98% dei dirigenti aziendali desidera accelerare il passaggio dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili. Inoltre, l’80% degli intervistati auspica che l’approvvigionamento elettrico sia completamente basato su energie rinnovabili entro il 2035 o prima. Questa spinta è in linea con il progressivo abbandono del carbone, che oggi contribuisce solo per il 2% alla produzione elettrica nazionale e che si prevede venga completamente eliminato, ad eccezione della Sardegna, entro la fine del 2025.
Dal punto di vista delle scelte politiche, oltre tre quarti dei manager italiani (76%) si dichiarano favorevoli a orientare i nuovi investimenti pubblici verso la produzione di elettricità da fonti rinnovabili, piuttosto che continuare a sostenere il gas. Ancora più significativa è la percentuale (86%) di coloro che desiderano che, una volta azzerato l’uso del carbone, le rinnovabili coprano anche quella parte della produzione oggi affidata a questa fonte fossile.
L’interesse per un sistema energetico più sostenibile è motivato da diverse ragioni. Una delle principali è la sicurezza energetica: il 54% dei dirigenti ritiene che puntare sulle rinnovabili rafforzerebbe l'autonomia energetica italiana, mentre il 64% sottolinea anche i benefici nella lotta ai cambiamenti climatici. La dipendenza dall’estero per il 95% del gas consumato espone infatti l'Italia a rischi di approvvigionamento e a forti oscillazioni dei prezzi. Inoltre, il sostegno alle fonti rinnovabili risponde anche a una precisa volontà popolare: secondo un sondaggio della Banca Europea per gli Investimenti del 2022, il 75% degli italiani ritiene che l'energia verde migliorerà la qualità della vita, una percentuale superiore alla media europea del 56%.
Sul fronte economico, il 52% dei leader aziendali associa la crescita delle rinnovabili a un incremento della produttività e della competitività del Paese. Gli investimenti in energie pulite, oltre a garantire energia più accessibile e affidabile, potrebbero creare posti di lavoro qualificati e favorire lo sviluppo di nuove tecnologie. Inoltre, posizionandosi come leader nell'energia pulita, l'Italia potrebbe accedere ai 100 miliardi di euro di fondi stanziati dall'Unione Europea con il Clean Industrial Deal. Un ulteriore beneficio riguarda la localizzazione delle attività: ben l'88% dei dirigenti italiani si dichiara favorevole a mantenere le attività produttive in patria – una quota ben superiore alla media globale del 77% – e il 92% sostiene la creazione di catene di fornitura nazionali in Paesi con accesso a energia rinnovabile.




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